Appalti pubblici: manodopera obbligatoria per tutti i partecipanti

Manodopera negli appalti pubblici: obbligo per tutti i concorrenti, non solo per il primo

Appalti pubblici: incostituzionale la previsione che impone al solo primo classificato la dichiarazione dei costi della manodopera

Un recente intervento della Corte costituzionale (sentenza n. 80 del 19 giugno 2025) chiarisce una questione fondamentale in tema di appalti pubblici: tutti i concorrenti devono indicare, sin dalla fase dell’offerta, il costo della manodopera e gli oneri per la sicurezza. Non è legittimo, invece, prevedere che tale obbligo valga solo per l’impresa che si classifica al primo posto in graduatoria.

Il caso

È stata sollevata in via principale questione di legittimità costituzionale in relazione all’art. 22, comma 13, della legge della Provincia di Bolzano 16 luglio 2024, n. 2 che prevedeva come “In fase di procedura di gara la stazione appaltante richiede al solo concorrente collocatosi primo in graduatoria di indicare il costo della manodopera e del personale nonché gli oneri aziendali concernenti  l’adempimento delle disposizioni in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro”. La ratio dichiarata era quella di semplificare e velocizzare la gestione delle gare, limitando gli adempimenti formali ai soli casi realmente rilevanti ai fini dell’aggiudicazione.

Tale disposizione, ad avviso del ricorrente Presidente del Consiglio dei ministri sarebbe stata, in estrema sintesi, in contrasto con gli artt. 108, comma 9, e 110, comma 1, del decreto legislativo 31 marzo 2023, n. 36 (Codice dei contratti pubblici)

Cosa prevede il Codice dei contratti pubblici

L’articolo 108, comma 9, del Codice dei contratti pubblici impone agli operatori economici di indicare, a pena di esclusione, i costi della manodopera e gli oneri aziendali per la sicurezza già in sede di offerta. Tale obbligo non è solo un aspetto formale, ma risponde a esigenze sostanziali: garantire la trasparenza dell’offerta e la tutela dei diritti dei lavoratori, elementi che devono essere valutati ex ante dalla stazione appaltante.

A confermare questa impostazione interviene anche l’articolo 110, comma 1, dello stesso Codice, che richiama tali costi tra i parametri fondamentali per la verifica dell’anomalia dell’offerta.

Perché la norma provinciale è stata ritenuta incostituzionale

Secondo la Corte costituzionale, la normativa provinciale contrasta con l’impostazione del Codice nazionale per due motivi principali:

  1. Elusione dell’obbligo dichiarativo: la richiesta dei costi solo al primo classificato vanifica l’effetto deterrente della norma statale e compromette la trasparenza del procedimento di gara;

  2. Rischio di valutazioni ex post: rinviare l’indicazione dei costi alla fase successiva alla graduatoria introduce una fase opaca in cui l’offerta può essere completata o modificata, contravvenendo al principio di parità di trattamento tra i concorrenti.

La Corte ha inoltre chiarito che la tutela della concorrenza e del lavoro, così come delineata dal Codice dei contratti pubblici, costituisce una materia di competenza esclusiva dello Stato. Nemmeno le Province autonome, dotate di competenze primarie in materia di lavori pubblici, possono derogare a questi principi fondamentali, perché si tratta di norme di riforma economico-sociale e attuative di obblighi europei.

Le conseguenze operative per le imprese

Tutti gli operatori che partecipano a gare pubbliche devono essere consapevoli che la mancata indicazione dei costi della manodopera e della sicurezza in sede di offerta può comportare l’esclusione automatica dalla procedura. Non è possibile demandare questa indicazione a fasi successive, né contare su eventuali soccorsi istruttori o rettifiche.

Per le imprese si tratta quindi di un obbligo strategico: la corretta e preventiva indicazione di questi costi, all’interno dell’offerta economica, non solo è necessaria per evitare l’esclusione, ma rappresenta anche una dimostrazione di affidabilità, serietà e conformità ai principi di legalità e trasparenza.

Conclusioni

La sentenza della Corte costituzionale conferma un orientamento rigoroso già consolidato nella giurisprudenza amministrativa: nelle gare pubbliche, l’indicazione dei costi della manodopera è un elemento strutturale dell’offerta. Ogni tentativo di semplificazione procedurale che comporti un allentamento di questo obbligo si scontra con le esigenze di tutela del lavoro e di concorrenza leale tra gli operatori.

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